È sciocco chiedere agli dèi quello che si è in condizione di procurarsi da sé stessi. Epicuro

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Terra di confine
Nella sua ultima intervista, il grande poeta Andrea Zanzotto, di fronte agli effetti di un mondo globalizzato ripeteva : “Ho un solo nipote, troppo piccolo, non posso spiegargli niente. Devo aspettare che capisca per riuscirgli a parlare. O lasciargli un messaggio, solo un biglietto per chiedergli perdono per non avergli lasciato un mondo migliore di quello che è”.
Curioso mix di culture e tradizioni vitivinicole, spesso sottovalutata, ma in grado di dare vini eccellenti, l’Alsazia sembra resistere a questo mito dell’impresa dalla crescita senza fine che la natura non sopporta.

I vini alsaziani devono le proprie caratteristiche, che ne hanno determinato il successo, a tre fattori fondamentali: la tradizione vitivinicola che si tramanda di generazione in generazione, le eccezionali condizioni climatiche e la conformazione dei terreni.
Per quanto riguarda la storia dell’Alsazia, è opportuno sottolineare che le complesse e travagliate vicende storiche, come il fatto che la regione ha cambiato bandiera quattro volte (tra Francia e Germania) fra la fine dell’Ottocento e la metà del Novecento, non hanno impedito lo sviluppo di una tradizione viticola che affonda le proprie radici al tempo dei Romani.
La piovosità è assai scarsa (tra le più basse di Francia) e le ore di sole numerose. Ma non solo, sul microclima giocano un ruolo fondamentale i monti Vosgi, che riparano dai venti e dall’umidità provenienti dall’Oceano Atlantico le vigne distese sui colli del versante orientale. Clima, dunque, ma anche ricchezza e varietà del suolo, che passa dalle zone ricche di granito a quelle calcaree, per digradare fino alle piane alluvionali dove poi la vite si ferma. L’Alsazia è una delle poche regioni al mondo capaci di esprimere l’interazione tra suolo e vitigno.
Nell’immaginario dell’appassionato di vino lo “stile alsaziano” è divenuto sinonimo per identificare vini dolci. Probabilmente nel recente passato è stato vero, ma oggi non è più così. Da una ventina d’anni, si è formata una generazione di vignaioli che cerca di produrre vini più secchi, più tesi e precisi, come quelli realizzati dai migliori Vigneron tedeschi. Per parafrasare Steinbeck questa generazione più giovane è la “freccia”, la più vecchia è l’”arco” che le ha lasciato un mondo ancora incontaminato.
Il Re d’Alsazia, il Riesling, occupa circa un quarto della superficie del vigneto. Si esprime con molte sfaccettature, frequentemente dà luogo a vini nervosi e tesi, dotati di grande freschezza, e hanno l’eccezionale capacità di esprimere le sfumature del loro terroir.
Quelli prodotti da Matthieu Wassler, giovane “Freccia” e fedele erede di oltre sette generazioni di vignaioli, sono caratterizzati da notevole eleganza e concentrazione superlativa, capaci di regalare grandi emozioni in abbinamento con i cibi.
Ricchi si diventa, eleganti si nasce.