È sciocco chiedere agli dèi quello che si è in condizione di procurarsi da sé stessi. Epicuro

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Lourmarin, Il Lubéron, contemplazione nel profondo del paesaggio. Cosa sarebbero i quadri di Cezanne, di Van Gogh, Matisse o Klee, senza il loro paesaggio? È lui, il paesaggio, a determinare gli usi e i costumi dei personaggi. È lui a offrire possibilità e impossibilità alla vita, a rendere visibile ogni azione. Il paesaggio spesso è il vero protagonista dei romanzi, da Zola a Flaubert, da Pavese a Joyce.
Angolo di Provenza dove si dice che l’aria è la più pura d’Europa, il Lubéron affascina per l’alternanza dei pendii scoscesi delle montagne, le terre rosse dalle calde tonalità, i profumati campi di lavanda che si perdono all’orizzonte, le distese di erbe aromatiche, i castelli e i villaggi arroccati. Un paesaggio che rimane impresso per i suoi colori, sapori, profumi ed essenze che cambiano a seconda della stagione. Un paesaggio di contemplazione. Una contemplazione avvitata nel paesaggio che non cede al fascino estetizzante. Se si diventa ciò che si contempla, allora si può dire che i vini del Lubéron regalano esattamente questa esperienza sensoriale. Affascinanti e contemplativi. Il Château de Constantin, della famiglia Bagnis, si trova a Lourmarin, un villaggio tra i più belli di Francia. Madre, Padre e le loro due figlie dal 2016 s’impegnano a produrre dei vini così. Nel rispetto più totale di questo paesaggio, che diventa un ecosistema. Seguono una filosofia vinicola molto nobile. Produrre vini equilibrati, non perfetti. Perché è una perfezione mantenere l’equilibrio. Oscar Wilde in uno dei suoi numerosi aforismi provocava dicendo che la natura imita ciò che l’opera d’arte le propone: “Avete notato come, da qualche tempo, la natura si è messa a somigliare ai paesaggi di Corot?”